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Glie Sciusce



L’ultima sera di ogni anno, la sera di San Silvestro, nella città Gaeta si perpetua un’ antichissima tradizione.“Glie sciusce”: termine dialettale che con il quale si indicano orchestrine itineranti composte da gruppi di persone, bambini, ragazzi, adulti e anziani, in alcuni casi anche senza minime conoscenze musicali, che portano i loro canti augurali in strada e nelle case . Il loro cantare in dialetto rievoca antiche tradizioni portando nelle case e nei cuori della gente il calore dell’ augurio di fine anno.
Suonano strumenti tipici e artigianali legati alla musica tradizionale e popolare e strumenti che più avanti definiremo decisamente più moderni nonché frutto della pura fantasia. Sono pochi i gaetani che, almeno una volta nella vita, non hanno passato il 31 dicembre cantando i tradizionali stornelli nelle strade e nelle case fino a notte inoltrata...
Il fenomeno attira sempre maggiore attenzione, è stato oggetto di studio e su di esso molto è stato detto e scritto. Una tesi di laurea sull’ argomento è stata pubblicata in un libro edito dal Comune di Gaeta nel 2000. E’ stato scritto di tutto e di più su questa tradizione, molte sono state le definizioni ad essa attribuite, molto si racconta e molto si tramanda da padre in figlio, da nonno a nipote.
"Spettacolo folkloristico - tradizione popolare - revival consumistico - Corrida ante-litteram “ sono alcuni degli appellativi con cui è stato definito questo fenomeno negli ultimi tempi.
Ancor di più sono le teorie riguardanti le origini ed il significato. Lo stesso termine dialettale “sciuscie”, continuamente “maltrattato” e distorto con tentativi di italianizzazione, non ha una definizione ben precisa ma trova diverse correnti di pensiero che tentano di spiegarne il significato. Nonostante questa tradizione vada evolvendosi nel tempo, modernizzandosi, attira intorno a se un numero sempre maggiore di osservatori, conoscitori e non, del fenomeno di costume popolare della città di Gaeta.
Il 31 Dicembre di ogni anno sono migliaia i gaetani e non che si recano nelle vie più antiche del borgo della Città per assistere ad uno spettacolo di suoni, colori, musica, risate, schiamazzi, stonature, suonatori emozionati e sonate emozionanti...
Per chi ascolta e sa cosa sta ascoltando, l’emozione è fortissima, indescrivibile, per chi canta e sa cosa sta cantando, lo è ancor di più...

Esempio di classica canzone cantata durante il Sciuscio:

Nui simme glie pòvere pòvere e venimme da Casorie; Casorie e Messine simme glie pòvere pellegrine.
Nui simme glie pòvere pòvere e venimme da Casorie; Casorie e Messine simme glie pòvere pellegrine.
Casorie e Messine simme glie pòvere pellegrine.

Ogge è calanne, dimane è gli anne nuove, buoni e buon anne cu nu buon principie d'anne.
Ogge è calanne, dimane è gli anne nuove, buoni e buon anne cu nu buon principie d'anne.
Buoni e buon anne cu nu buon principie d'anne.

Ogge è San Servieste, dimane magnimme prieste, venimme da luntane per purtà stu buon signale.
Ogge è San Servieste, dimane magnimme prieste, venimme da luntane per purtà stu buon signale.
Venimme da luntane pe purtà stu buon signale.

Ohi Patrò (si dice il nome del padrone di casa che chiedono all'inizio), dacce nu sciusce, annanze che s'ammosce dacce quatte fiche mosce.
Annanze che se secche dacce quatte pere secche.
Ohi patrò (nome) caccia gliu buttiglione che cu nu bicchiere aprone s'è fenute gliu buttiglione.



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