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La Moneta di Gaeta - Il Follaro




Antiche monete
Le prime monete coniate dalla zecca di Gaeta si hanno non molti anni dopo che questa città ha raggiunto la sua indipendenza amministrativa e politica dall'impero d'Oriente; continueranno ad avere corso durante tutta l'età del ducato ed oltre, poiché i gaetani riuscirono a superare le imposizioni dei duchi o principi longobardi e normanni per togliere o modificare i follari locali. Soltanto nel 1233, quando Federico II impose la dogana ed abolì il consolato, finirono i segni dell'indipendenza amministrativa e venne pure a mancare l'autonomia monetaria.
FOLLARO DI MARINO II (978 - 984)

D) M CONSVL ET DVX
R) CROCE E LETTERE S.E.A.

Le monete gaetane, all'incirca da poco dopo la metà del X secolo, consistevano in follari di rame e servivano, quindi, solo per il commercio locale; per i contratti esterni di particolare importanza avevano corso le monete d'oro e di argento (monete bizantine, tarì, monete longobarde ed imperiali: tremissi e soldi beneventani, denari pavesi, provisini, mancusi, soldi pisani, denari imperiali ed augustali di Federico II).
FOLLARO DI MARINO II (978 - 984)

D) MA-CON ET DVX
R) BUSTO DI S. ERASMO

La fonte per lo studio della numismatica di Gaeta è data dai documenti del Codex Diplomaticus Cajetanus (Montis Casini 1887/91, I - II) e da altre opere che attraverso l'esame analitico di questa documentazione, hanno delineato la storia delle monete gaetane (cfr. S. Ferraro, Le monete di Gaeta con appendice su le Medaglie, Gaeta 1988, rist. anast. dell'ediz. di Napoli 1915 con un'introduzione di L.Cardi).
FOLLARO DI GIOVANNI IV (991 - 1012)

D) JOHS DVX
R) TESTA DI S. ERASMO

Con Marino II (978 - 984), console e duca della famiglia dei Docibile, inizia la coniazione dei follari gaetani, che nel diritto hanno la figura o il nome di S. Erasmo, patrono di Gaeta. Il Ferraro registra ben 18 varianti per i follari da assegnare a questo duca di Gaeta, che differiscono anche nel diametro e nel peso. Due altre rare monete sono da attribuire al governo ducale di Marino II e Giovanni III, suo figlio, i quali furono al potere dal 979 al 984.
FOLLARO DI RICCARDO III (1121 - 1140)

D) RIC CON ET PVX
R) GAIETA III

Al governo del duca Giovanni IV (991 - 1012) sono da assegnare alcuni follari, che dovrebbero aver avuto corso tra il 1009 ed il 1012, quando Giovanni IV rimase solo al governo del ducato, sotto la tutela della madre Emilia. La zecca di Gaeta riprese le coniazioni con i duchi normanni Riccardo I (1063 - 1078), Riccardo II dell'Aquila (1105 - 1111) e Riccardo III di Caleno

(1121 - 1140). I follari sono quasi tutti eguali ma si differenziano nel rovescio perché quelli di Riccardo II hanno segnate due barrette e quelli di Riccardo III ne portano tre.
FOLLARO DI RICCARDO II (1105 - 1111)

D) D C A G E
R) S. MARIA - S. ERASMO

Negli anni 1103 - 1105 fu duca di Gaeta Guglielmo di Blosseville, che non coniò monete ma fece apporre sulle monete locali in uso - quelle di Riccardo I - le lettere D V (Dux Vilelmus); su alcuni follari di Riccardo II risultano queste due lettere. Gaeta continuò a coniare monete sotto i re normanni: Ruggero II (1135 - 1154), Guglielmo I (1154 - 1166), Guglielmo II (1166 - 1189) e Tancredi (1189 - 1194).
FOLLARO DI TANCREDI II (1189 - 1194)

D) TANC DEI GRA REX
R) CIVITAS GAIETA

Questi follari hanno sul diritto il nome del re (meno quelli di Ruggero, di dubbia attribuzione), e sul rovescio la scritta "Civitas Gaieta" all'intorno; al centro è raffigurato una fortezza o un castello. Altri follari si ebbero con i re svevi Enrico VI e Costanza (1191 - 1198), con Federico II (1198 - 1212).
DOPPIO FOLLARO DI ENRICO VI E COSTANZA (1191 - 1198)

D) IPIAL MAIEST
R) MON CIVIT GAIETA

Dobbiamo ora ricordare che Gaeta per circa due secoli, a partire dalla metà dell'XI secolo, godette di ampia autonomia amministrativa. Tra i tanti privilegi che il comune di Gaeta aveva, vi era pure quello di battere monete. I gaetani per i loro commerci - che crescevano sempre più - dovettero sentire il bisogno di una propria moneta, svincolata dalle continue successioni dei duchi. Così si ha a Gaeta la presenza contemporanea di due diversi follari: quello autonomo, o civico, o comunale e l'altro di coniazione ducale o regia. Questi follari riportano il nome di S. Erasmo per disteso sul rovescio mentre sul diritto la legenda "Civitas Gaieta"; in un cerchio la figura di un castello o di una fortezza con sopra un punto.
FOLLARO CIVICO

D) SCS ERASMUS
R) CIVITAS GAIETA

Per completare la storia della zecca di Gaeta dobbiamo ricordare il nummo argenteo del pontefice Gregorio IX (1229 - 1233), di cui però non si conoscono esemplari, gli alfonsini d'oro di Alfonso I d'Aragona (1436 - 1458) ed i falsi tornesi di Ferdinando I d'Aragona (1458 - 1494). Le ultime due monete, che avevano circolazione in tutto il Regno di Napoli, furono coniate in varie zecche, tra cui Gaeta. In conclusione, possiamo osservare che per Gaeta la storia delle sue monete riflette la storia dell'età ducale nei suoi diversi periodi, come quella dei governi che l'hanno retta o delle dominazioni che ha subìto. La

moneta per il ducato di Gaeta ha rappresentato un periodo d'indipendenza politica o almeno dell'autonomia della città e del suo territorio. Sotto questo aspetto la moneta costituisce quindi un documento di grande importanza, da confrontare con le fonti scritte che possediamo.
PAVESINO DI OTTONE III - 999

D) IPIAL MAIEST
R) MON CIVIT GAIETA
Moneta d'argento, detta "Pavesino", commerciabile nel Ducato di Gaeta, Pavia e Pisa.




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